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1936, Barra e L’Impero

Tempo di lettura: 2 minuti Vi parliamo di questa storia, raccontata dallo storico Romano Marino, la cui ringraziamo. 1936, festa dei Gigli: I° Anno dell’Impero Questa scritta fu imposta a tutte le Commissioni rionali che stampavanole canzoni dalla sezione fascista di Barra. Furono anche richiamate perché la produzione canora non inneggiava al Regime, ed allora, come per un intesa data quasi tutti i Rioni, fecero la “cacciata” d’occasione,presentando, una canzone che parlava del Duce o inneggiava all’Impero, gli autori, sono sicuro, scrissero le canzoni per la quiete delleCommissioni, ecco alcuni titoli: Pe’ mamma ltalia, Vint’anne doppo,Apotemmi del Duce, Roma antica e Roma e mò!, Medaglia d’oro Disperso, Nuovo fiore “Addis Abeba”, E piccule guerrieri. L’inizio di settembre fu tragico, un ragazzo si arrampicò sul Giglio delRione Barra Maggiore, arrivato ad un’altezza di venti metri persel’equilibrio e cadde giù morendo sul colpo. Intanto incominciavano a ritornare i soldati dall’Africa. La tipografia Savarese stampò un volumetto di dodici pagine contenente tutta la produzione canora di quest’anno. Il frontespizio fu cosi concepito: in alto la scritta: VIX (Quattrordicesimo anno dell’era fascista) I dell’Impero, sotto: Piedigrotta Barrese, più sotto: Festa dei Gigli 27 settembre 1936, nella riga di chiusura era scritto: Raccolta delle nuove canzoni. Della pubblicazione riproduco la copertina e una canzone:”Disperso”. Peccato che non inserirono una presentazione cheraccontasse il perché della pubblicazione.
Hanno incominciato a scrivere versi e musiche per la festa anche i fratelliSalvatore e Michele Langella. Lo stesso fà anche Stefano Memola.Inaspettatamente il Rione Barra Maggiore, con il girovago” caporaleDomenico Panico, in omaggio ai soldati che tornano dalla guerra,presenta una composizione scritta da due “grandi” della canzonenapolelana, versi di Ernesto Murolo, musica di Enrico Cannio, dal titolo”Surdate campagnuole”, canzone che sembra dedicata a Barra:Carmpagna chiena ‘e sole atluorno Napule…Che folla sta dummeneca d”o mese!Sona ‘a campana da Parrocchia a ggloria,rimpett’ ‘o Municipio d”o paese.Surdato campagnuolo. Surdato nnammurato,’sta terra addò si natose ricorda sempe ‘e te… Gli anziani certamente non hanno dimenticato i versi scritti quest annoda Eduardo Napolitano nella canzone “Pecchè? Pecchè, chi denare nun haquanno va pe parlà,nun ‘o uonno senti?Pecchè, quanno parla l’argiànu silenzio se fa,tutte o stannoa senti? Perché chi non ha danaro quando parla nessuno l’ascolta e succedeall’incontrario con chi ne possiede? Pochi i Gigli quest’anno, appena quattro: Rione Vascio Serino, RioneMunicipio, Rione Vascio Sant’Anna e, il citato Rione Barra Maggiore. E c’era chi, nell’inneggiare al fascismo, per la presa di Addis Abeba,scriveva:”Nel segno del Littorioabbiamo il “Nuovo Fior”(Addis Abeba)Il nostro Re Vittorioè il neo Imperator” La sezione fascista di Barra, non potendo entrare nella festa, dalla porta d’ingresso, vi entra dalla finestra e, tramite l’Opera Nazionale Dopolavoro, organizza un’altra volta varie premiazioni, imponendo però, ai Rioni organizzatori, di stampare sui frontespizi delle canzoni la scritta: “AnnoI dell’Impero” e per il prossimo 1937, la scritta: IIA FESTA DEI GIGLIDELL’O.N.D.
Arrivederci al prossimo racconto di storia dei gigli…

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