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Barra, ‘E VARRE ‘NGANNO, tradizione di un tempo…

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RICORDI DELLA FESTA DEI GIGLI DI BARRA ” ‘E VARRE ‘NGANNO”
Raccontatoci dallo storico barrese Romano Marino, che noi ringraziamo affettuosamente…


Era una delle più belle sfide tra due Gigli. Quando la festa si svolgeva in quello stretto budello che è Corso Sirena in alcuni tratti due Gigli, che transitavano in senso opposto, non potevano passare, ed allora chi aveva impegnato la strettoia aveva la precedenza e l’altro Giglio si fermava in uno dei quattro slarghi che, come allora, erano quello prospiciente Palazzo Spinelli, quello di Piazza Parrocchia, Piazza De Franchis e Piazza Crocella. Molto spesso, durante la ballata domenicale, succedeva il Giglio che doveva dare la precedenza, si portava a ridosso del Giglio che aveva la precedenza, era questo un segno di sfida, Quando i due Gigli erano ad una distanza di una quindicina di metri l’uno dall’altro, subito dopo essere stati posati, le due fanfare iniziavano a suonare le singole “marcette”. Appena i Gigli erano alzati, iniziava la ballata che durava fino a quando una delle due paranze, spossata, posava il Giglio, ed allora la paranza vincente si portava davanti a quello perdente e poggiava le sue “varre” su quelle del perdente.

Dopo ciò il perdente rialzato il Giglio a marcia indietro raggiungeva lo slargo più vicino e faceva passare il vincente.

Questa manifestazione di forza si svolgeva solo durante la Festa dei Gigli di Barra

Era una tradizione oggi scomparsa ma appena si spargeva la voce, lungo Corso Sirena che due Gigli stavano per sfidarsi la maggior parte degli spettatori accorreva per vedere la sfida.

Nel corso degli anni si sono avute memorabili sfide come quella tra Peppe ’e Pieppo (Giuseppe Turiello) e Tuardiello (Eduardo Petrone) il padre di Aniello ’o pataniello, altro importante caporale della Festa. Come quella tra Ciccillo ’o caporale (Francesco Bollacco) e ’O Sardone (Giovanni Napolitano), ma quella che resta memorabile, fu la sfida tra ‘O Sardone e Casamiccio (Raffaele Soria), in tutto questo non ci fu mai un incedente né un alterco, perché ogni Comitato sapeva che poteva perdere ma, principalmente, alla base c’era il rispetto reciproco. Bei tempi andati della Festa.

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