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In questi giorni di forzato isolamento sociale per l’emergenza COVID-19, vogliamo riavvolgere il nastro della memoria, non parlare di una singola cacciata, ma rivivere attimi di feste passate.

Più precisamente oggi parliamo della Festa dei Gigli di Nola 1989. Quell’anno rivide la partecipazione di nuovo di paranze “forestiere” che mancavano a Nola dal 1982.

In particolare con il Giglio dell’Ortolano, Maestro di Festa e capo paranza Gaetano Vecchione, la paranza bruscianese Volontari 1978 di Fiore D’Amato e con il Figlio del Sarto, Maestro di festa Alfonso Minieri e Maria Grazia Marotta, capo paranza Nello Taurisano, con la paranza Barrese Insuperabile di Cicciotto.

Entrambe mancavano dal palcoscenico nolano dal 1982, quando la paranza Volontari bruscianesi trasportò il Giglio del Sarto e la paranza barrese di Cicciotto (non ancora Insuperabile) trasportò il Giglio del Panettiere.

C’era molta attesa quell’anno anche perché il Giglio del Fabbro vedeva come Maestro di Festa Nicola Trinchese impegnato con la sua paranza nel trasporto dell’obelisco.

Sin dal trasporto dei gigli spogliati si era già capito che gli occhi degli appassionati sarebbero stati rivolti al Giglio dell’Ortolano e ai due ultimi gigli, il Fabbro e il Sarto.

Con il Salumiere era impegnata la paranza nolana San Felice, con il Bettoliere la paranza nolana di Biagio Castagnini, con il panettiere la paranza nolana Amici di Leone, con la barca la paranza nolana ‘A Chiaravalle, con il beccaio la paranza nolana i Volontari e con il calzolaio la paranza nolana Stella.

La mattina della festa quando tutti i gigli confluiscono in piazza Duomo per la benedizione del vescovo, il Giglio dell’Ortolano si esibì con la paranza bruscianese. Esibizione che durò circa 45 minuti ininterrotti, con boleri, tanghi e il classico verde luna stile bruscianese.

Gli altri gigli non furono da meno, nonostante una leggera pioggerella. Il Sarto una volta arrivato ‘ncoppe ‘o ‘mpuosto suojo, sulle note di Nola mia, ballò il giglio a ddoje varre.

La processione pomeridiana sfilò liscia senza intoppi. Tutti i gigli effettuarono le loro esibizioni. Il Fabbro arrivato a piazza M.C. Marcello detto “‘o palazzo ‘a catena” dopo una girata con l’Ave Maria cantata dal cantante per eccellenza dei gigli, Enzo Parisi, si posizionò per l’ultima prova, “‘o vico ‘e piciocchi”, e lo effettuò senza intoppi.

Una volta che il giglio fu uscito si avviò verso piazza Duomo posando dopo pochi metri, nel frattempo il Giglio del Sarto con la paranza barrese Insuperabile iniziò una serie di girate in piazza Marco Clodio Marcello.

C’era fermento fuori al vico, la paranza Trinchese voleva alzare il giglio e competere con la paranza barrese e così fu. Il giglio del Fabbrò alzò e ritornò indietro per posizionarsi fuori al vico piciocchi.

Iniziò anche lui una serie di girate. Le teste, come se stessero assistendo ad una partita di tennis, si voltavano prima verso il Sarto, poi verso il Fabbro, nell’attesa di chi avesse posato prima il giglio.

In un clima di crescente euforia e di attesa, il primo a cedere fu il Giglio del Fabbro, che posò, mentre la paranza barrese continuava nella sua esibizione.

Dopo poco il Giglio del Fabbro si avviò verso la piazza per concludere la sua festa. Restava solo il Sarto, l’ultimo dei gigli a dover percorrere lo stretto vico. Posizionato, alzò e si diresse all’uscita del vico posando subito fuori.

Il pubblico si aspettava che avrebbe continuato anche lui verso la piazza. Invece così non fu, i cullatori si posizionarono solo sotto le “varre”, lasciando intuire che da qui a poco ci potesse essere un’altra cacciata e così fu.

Il giglio girò di 180° gradi e rientrò nel vico piciocchi, posando al centro della piazzetta. E subito dopo tra gli applausi riprese il suo percorso a ritroso ultimando la sua processione allo stesso posto in cui era partito quasi 24 ore prima.

Lo staff ringrazia l’amico Rosario Acanfora per l’articolo e per aver ricordato un momento di festa e sana competizione.

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