Nicola Vecchione: un genio a servizio della festa

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Tino Simonetti, storico amico di Nicola Vecchione ha raccontato la vita del maestro cartapestaio nolano, scomparso prematuramente qualche anno fa.

Nicola è cresciuto insieme a Tino nel vico Remondini, detto della pace, sede dell’associazione cattolica e luogo di ritrovo di molti ragazzi. Giocavano a pallone e a subbuteo.

Divenuti maggiorenni, hanno continuato a frequentarsi nella bottega della famiglia Vecchione, sita nel vicolo dei morti, dove è nata la passione di Nicola per la progettazione dei gigli e per la loro costruzione.

Questa attività era realizzata insieme al suo papà, il maestro Paolino. Nicola era altresì calciatore del Nola sia con la Berretti che con la prima squadra. Anche il padre era stato in gioventù campione del Nola.

Man mano Nicola realizzava con successo i progetti dei gigli e le sue idee erano molto avanzate e innovative rispetto al periodo storico in cui viveva. Amava Giordano Bruno ed era molto fiero di essere nolano.

A Nicola e ad altri autori va attribuito il desiderio di creare il museo della cartapesta a Nola. Negli ultimi della sua vita Nicola si fece portavoce per condurre un giglio in Portogallo anche se negli ultimi anni della sua vita iniziò a soffrire un certo malessere nei confronti delle paranze.

Infatti incolpava le paranze di non preferire la sua bottega per la costruzione dei gigli poiché  li costruiva adoperando le misure originarie che rendevano il giglio pesante e non trasportabile dai collatori che prediligevano gigli più leggeri.

L’esclusione della sua bottega lo rammaricò moltissimo e fu segnato da tale esperienza. Infatti non potendo più costruire gigli, iniziò ad accusare problemi economici che gli impedivano di garantire una vita serena alla propria famiglia.

A ciò si aggiunse la morte dei genitori che peggiorarono la situazione. Difatti, Nicola venne colpito da una profonda crisi depressiva che lo portò ad un ictus che gli provocò la morte.

Siamo certi che se fosse stato in vita Nicola con il suo contributo alla festa poteva essere essenziale e propositivo per tutte le maestranze.



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