Fabbro 1994: ‘A marcia longa

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Uno dei ricordi d’infanzia che mi lega alla Festa risale al 1994. Avevo sette anni.


In quell’anno mio padre era il Maestro di Festa del Giglio del Fabbro, che era posizionato tra via Marciano e via Principessa Margherita (con le spalle rivolte a quella che era, all’epoca, la Banca di Napoli).


Lo staff era composto dalla divisione musicale Bruscianese di Maurizio Saccone, dalle voci del compianto Enzo Parisi e di Franco Di Palma, il paroliere Nicola Natalizio, il costruttore Bottega d’arte Tudisco e dalla paranza San Massimo di Nicola Trinchese.


La domenica mattina della ballata, dopo le prime alzate del Giglio, non avrei mai immaginato che, da lì a poco, sarei stato involontariamente spettatore di una pagina di storia della Festa, di una marcia che passò alla storia col nome de “’A Marcia longa”.


Il Giglio, in quel momento, si trovava in piazza Morelli e Silvati, alle spalle del monumento omonimo, e faceva alcune posate di assestamento.


Dopo le note finali dell’alzata “Cumpagnia mia”, Nicola Trinchese chiamò “l’uno attent!” (un attenti) e col comando “Musica e viene annanze” (Musica e vai avanti) il Giglio iniziò a percorrere tutto d’un tratto via Morelli e Silvati (‘o vico ‘e San Giuseppe, detto così per la vicinanza con la vecchia chiesa, oggi sede Pro Loco), parte di via Ciccone e tutto il corso Tommaso Vitale, superando anche Piazza Duomo e arrivando nelle vicinanze del bar 8 e 9, dove lì fu costretto a fermarsi per la presenza della Barca.

L’intenzione era quella di arrivare di fronte al Giglio del Sarto, che si trovava un paio di metri più indietro, nelle vicinanze del Circolo della Caccia, ed era trasportato dalla paranza Volontari, ma non fu possibile.

Ma ciò non sminuisce la cacciata fatta (con un Giglio molto più pesante rispetto agli standard attuali) anzi, fu da apripista al resto dello spettacolo che la paranza esibì nel corso dell’intera giornata.


Non a caso, ancora oggi, il Fabbro 1994 viene annoverato tra le migliori feste fatte dalla San Massimo.

Ringraziamo l’amico Dante Venanzio Mercogliano per aver aperto il suo cassetto dei ricordi

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