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Si premette che la legatura delle varre, rappresenta uno dei principali elementi che caratterizza il buon andamento del trasporto del Giglio, per tale motivo, una legatura errata ne può compromettere il trasporto e di conseguenza la ballata.

Anticamente, tutto ciò che gravitava intorno alle varre e varrelli, manifattura e legatura, era un compito affidato al costruttore del giglio. Poi, successivamente, l’arte passò alle paranze che si affidavano a persone altamente esperte, solitamente mastri carpentieri e giglianti di vecchia data, i cosiddetti “mastammestieri”.

Solo verso la metà degli anni ‘80 nasce la squadra degli attaccatori, che a Barra già esisteva e prendeva il nome di allazzatori. Dagli anni ‘80 ad oggi gli attaccatori rivestono un ruolo da protagonista, quasi a far diventare l’attaccatura una scienza esatta.

Da trent’anni a questa parte molti furono gli sperimentatori, ossia personaggi che, nel bene o nel male, facevano a gara a chi se’ metteve acoppe, studiando tecniche e modi diversi la fine di superare i vecchi metodi tradizionali di legatura.

Tra le sperimentazioni più bizzarre fu quella del giglio a sette varre – Bettoliere del 1988 trasportato dalla Paranza Amici di Leone. Fu una sperimentazione mal riuscita, in quanto, per far entrare la quarta varra centrale, dovettero forare la borda e di conseguenza la struttura perse di forza.

Il giglio del Bettoliere, infatti, lungo il percorso ebbe non pochi problemi e forse, se non era proprio per il fatto che a trasportarlo fu una paranza blasonata, forse, non avrebbe terminato neanche la festa.

Altra bizzarria, invece, fu sperimentata dal Calzolaio del 1991, trasportato dalla Paranza Castagnini. Quella fu la volta delle fascette. Le varre, per abbreviare i tempi del montaggio, non furono legate con i muscielli (piccole corde) bensì con delle fascette in plastica ed in ferro.

L’esperimento fallì proprio perché non era possibile stringere o allentare con la treccia in corda doppia le varre a seconda dell’andamento del giglio. Qualche altra paranza pensò addirittura di eliminare la treccia.

Dunque gli  esperimenti “scientifici” furono tanti e vari. Morale della favola: si è ritornati alla tradizione, dimostrando, per l’ennesima volta, che intorno al giglio non esiste scienza ma solo competenza, unico elemento che può fare la differenza e la qualità del lavoro svolto.

Ringraziamo l’amico Luigi Nappi per averci svelato alcuni aneddoti della festa

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1 commento su “‘E varre nun so’ ‘na scienza”
  1. me gusto mucho leer este dato estuvo interesante me entere de cosas que no sabia y quería saber grazie

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