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In ricordo della Nola che fu: Gigino Batino

Foto presa dal web

“Na rosa è a mamma ca ma dato sti criature, a festa: è a rosa ca me fa tantu sunnà… st’ammore ca m‘accarezza e me fa suspirà: so  e rose, e ‘rrose rosse da felicità…

“ Doje  rose”,,una delle tante canzoni scritte dal compianto Gigino Batino, che oggi lo Staff SavioGroup vuole ricordare nel giorno del suo compleanno.

La sua breve ma intensa vita terrena ha lasciato un segno indelebile nel cuore dei nolani nostalgici della festa che fu. La sua vita  abbracciava l ‘amore per la sua famiglia ,il teatro ,la festa dei gigli che amava da morire. Tra le sue celebri canzoni è opportuno ricordare “Tarantelluccia” che ancora oggi costituisce il repertorio di tutte le fanfare dei gigli, ”Nu san paulino peccerillo”,  Doije rose, Pa festa, scritta insieme all’ inseparabile amico Salvatore Esposito Pipariello nel periodo in cui il caro Gigino combatteva un aggressivo male incurabile presso un ospedale situato in Francia, attorniato dalla cara ed amata moglie Elena, dai figli ,dai parenti. È proprio “Pa festa “, composta nel 1992 e divenuta canzone d’ occasione del giglio del Beccaio  che Gigino espresse  il suo amore smisurato ed incondizionato per San Paolino e per la Festa dei gigli ….. “tu nun o può sape quant te voglio bene, pure si sto luntane io pens sul a te, pure si o tiemp pass  io torno a nascere pecche oje festa io tengo a te”……..questi versi esprimono i sentimenti che aveva nel cuore Gigino in quei momenti di dolore causati dalla malattia che lo costrinsero a vivere lontano dalla sua amata ed adorata Nola per potersi curare.

La sua forza, la sua grande volontà e soprattutto il desiderio di  fare un voto al santo che egli amava, conscio che gli restava poco da vivere, lo spinsero a presentare domanda per organizzare quella che sarebbe stata la sua ultima festa dei gigli da protagonista, non solo come compositore di canzoni dei gigli, ma anche come maestro di festa. Fu così che Gigino insieme alla sua famiglia e agli amici più cari ,divenne maestro di festa del giglio del Sarto 1993. Fin dal primo momento, la sua festa fu caratterizzata dalla fede e da azioni di solidarietà. Difatti furono raccolti fondi per la ricerca sul cancro per aiutare tanti giovani ricercatori a sconfiggere questo male incurabile che, ahimè, tuttora miete tantissime vittime senza distinzione di età. Il suo giglio rappresentava un sogno che lo stesso Gigino fece e che raffigurava i momenti della via di San Paolino . Il tutto coniato dalla mani sapienti del cavaliere Tudisco. Memorabile l’ esibizione di Gigino la sera del sabato dei comitati in piazza Duomo ,dove con la sua canzone “ma pecchè” denunciava le varie angherie che la sua amata festa subiva. Il suo fu un grido di allarme che, nonostante siano trascorsi 25 anni da quella sera, non ha  mutato lo stato delle cose. La conclusione felice della festa  per il suo giglio coronò ed appagò totalmente il  desiderio di essere maestro di festa. Fu così che il caro Gigino, poche settimane dopo il passaggio della bandiera del giglio del Sarto ai nuovi maestri di festa dell ‘anno venturo, lasciò la sua intensa ma breve vita terrena, unendosi a Dio e al suo amato San Paolino. A distanza di 25 anni dalla sua dipartita (3 Gennaio 1994), le sue canzoni sono ancora ascoltate ed apprezzate dal popolo nolano, tant’è che i più nostalgici, tra cui la sottoscritta scrivente che ebbe l‘onore di conoscerlo e di crescere insieme a lui, si chiede che piega avrebbe potuto avere la festa dei gigli di Nola se Gigino non avesse lasciato la vita terrena in maniera così dolorosa e prematura. Personaggi come Gigino non ritorneranno più ma tutti noi abbiamo il sacrosanto dovere di restituire dignità  alla nostra festa dei gigli  da troppo tempo maltrattata da chi dovrebbe preservarla ai posteri.

Ciao Gigino !

 Carolina Cassese (festadeigiglibysaviogroup)

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